Le articolazioni

Articolazione della spalla

I movimenti verticali del braccio sono il risultato di movimenti nell’articolazione della spalla.
Il sostegno del peso del braccio dalla tastiera è dovuto all’azione dell’intera struttura della spalla, e non ad una fissazione dell’articolazione della spalla, come quando si fa il gesto tipico di ” sollevare le spalle”. Tutti movimenti che richiedono il passaggio del braccio davanti al corpo, come quelli della mano destra che si muove verso la parte bassa della tastiera, o quelli della mano sinistra che si muove verso la parte alta, sono movimenti primari dell’articolazione della spalla.

Movimenti della spalla

La grande mobilità dell’articolazione della spalla, la rende utilizzabile in molti movimenti. Una delle sue piu’ importanti funzioni nella tecnica pianistica, e’ permettere il movimento verticale dell’avambraccio come ad esempio nel suonare accordi forte e staccato.
Infatti questa azione, non è prodotta unicamente dall’articolazione dell’avambraccio, ma con la partecipazione della rotazione dell’omero con base del movimento nella spalla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A: articolazione dell’avambraccio;
B: articolazione dell’avambraccio con partecipazione della rotazione dell’omero;

 

b) articolazione del gomito a’) articolazione della spalla
c) omero c’) rotazione dell’omero
d) avambraccio b’) articolazione del gomito
e) articolazione della spalla d’) avambraccio

 

L’articolazione della spalla permette inoltre i movimenti avanti e indietro tipici dello spostare la mano dai tasti bianchi ai tasti neri e viceversa, oltre a “guidare” i movimenti laterali dell’omero per portare la mano nelle posizioni all’estremità della tastiera. Questo tipo di movimento laterale del braccio viene definito abduzione e adduzione dell’omero. Ad esempio, per eseguire scale la mano spostandosi lateralmente sulla tastiera viene accompagnata dall’ abduzione dell’omero che si muove dall’articolazione della spalla. Questo esempio riguarda oltre alle scale scale, la pratica degli arpeggi, ecc. oltre a tutti i casi in cui è richiesto uno spostamento laterale della mano, come ad esempio nei salti. Poiché la combinazione di questi movimenti copre tutte le tre dimensioni usate nell’attività pianistica, quella verticale, quella laterale-orizzontale, e quella che possiamo definire avanti e
indietro (spostamento da tasti bianchi a tasti neri) possiamo comprendere l’importanza dei movimenti che hanno origine nell’articolazione della spalla. Questa importanza viene spesso trascurata poiché la quantità di movimento avvertita dal pianista e’ minima alla base del movimento, ossia alla spalla, in quanto secondo la meccanica delle leve, ad un piccolo movimento in prossimità della base dell’articolazione, corrisponde un grande movimento all’estremità del braccio della leva, in questo caso, (mano, avambraccio) dove può essere molto più facilmente osservato, e al quale l’entità del movimento viene perciò erroneamente attribuita.

 

 

Movimenti del gomito
Nella tecnica pianistica la flessione ed estensione del gomito sono più pronunciati negli spostamenti laterali
entro l’ambito della larghezza del tronco. Oltre questo raggio, l’abduzione della spalla, come abbiamo visto, concorre all’azione verticale dell’avambraccio. La sola articolazione del gomito quindi può produrre solo movimenti di flessione ed estensione (piano verticale)

Movimenti radio-ulnari o cosiddetti di rotazione
L’articolazione radio-ulnare, è situata nella regione del gomito, ed e’ la fonte di tutti i movimenti che implicano la rotazione dell’avambraccio, come tremoli, ottave spezzate, e simili. L’ampiezza della rotazione causa un ineguale distanza del movimento tra il lato del pollice e quello del quinto dito. Quindi, risulta facile tenere il quinto dito sul tasto e alzare pollice su un piano verticale, piuttosto che tenere il pollice e alzare il quinto dito in tale posizione. Affinché l’ampiezza del movimento sia simile ai due lati della mano, deve essere necessariamente accompagnato dall’abduzione della spalla.

Movimenti del polso

Contrariamente a quanto si crede, il polso non produce movimenti di rotazione , ma unicamente movimenti sul piano verticale e sul piano orizzontale (movimenti laterali) che componendosi permettono la circumduzione della mano.
Il movimento più evidente di questa articolazione consiste nella flessione ed estensione, che trova la sua
massima applicazione sulla tastiera nello “staccato di mano”, o “staccato di polso”. Esempi di questa applicazione, abbondano nella letteratura pianistica come ad esempio negli studi per lo staccato, come quello in do maggiore di Rubinstein; oppure nei passaggi di accordi staccati come negli Studi Sinfonici di Schumann, o ancora negli staccati delle Variation Serieuse di Mendelsshon . ecc. Il movimento laterale del polso e’ molto più limitato a causa della naturale conformazione scheletrica. È utile in accordi estesi tipici delle opere pianistiche di Schumann, Chopin, Brahms. Inoltre può essere utilizzato nei passaggi del pollice sotto la mano, o per il passaggio della mano sopra il pollice nelle scale convergenti verso il centro della tastiera, o similmente ma in modo piu’ marcato nei passaggi di arpeggi.

Movimenti del pollice
L’azione del pollice svolge una parte molto importante nella tecnica pianistica. La difficoltà nello sviluppare un’adeguata azione del pollice è dovuta alla doppia azione necessaria per il suo uso sulla tastiera. Il normale movimento del pollice risulta con la flessione ed estensione dell’articolazione carpo-metacarpale, (movimento sul piano orizzontale). Questa azione permette il passaggio del pollice sotto la mano ma deve essere seguita, per abbassare il tasto, da un movimento verticale, che, con il pollice in posizione flessa (sotto il palmo della mano), non è di semplice realizzazione. E’ questo movimento composto che permette l’azione del pollice sotto la mano.
Il movimento opposto, quello del passare la mano sopra il pollice, è effettuato da una flessione passiva dell’articolazione carpo-metacarpale del pollice, con la partecipazione dell’azione del gomito e della spalla in modo più o meno marcato a seconda che si tratti di passaggi vicini come nelle scale, o più ampi come negli arpeggi, ed è realizzato più facilmente in quanto non richiede un’azione verticale del pollice sotto la mano. Le altre due articolazioni del pollice aiutano a tenere la punta del dito parallela alla tastiera. Sono flesse quando il pollice è nella sua posizione normale vicino secondo dito. Non appena il pollice passa sotto la mano, la flessione aumenta alla articolazione carpo-metacarpale, mentre diminuisce nelle due restanti articolazioni, quella mediana e quella ungueale.
Quindi, i movimenti laterali del pollice applicati alla tastiera coinvolgono tutte e tre le articolazioni del pollice.

Movimenti delle dita
Molti tipi di azione del dito sono possibili. Restringendo il movimento all’articolazione della nocca (metacarpo-falangeale) la punta del dito può essere portata in contatto con il tasto mediante un movimento ad arco,

(fig a,b,c),

 

 

 

 

 

sia con dito flesso che esteso; mediante simultanea flessione delle tre articolazione delle fig. c ( l’azione dello staccato ottenuto “graffiando” i tasti), e per ultimo, la flessione alla nocca può essere accompagnata da estensione nelle due altre articolazioni del dito, producendo l’azione del dito in verticale (fig b). La flessione ed estensione del dito è di gran lunga la più importante azione delle dita nella tecnica pianistica.

Movimento delle dita sul piano orizzontale
Suonare accordi estesi, oppure accordi di grande estensione richiede l’allargamento delle dita, che può essere ottenuto solo con la abduzione alle nocche.
La costituzione delle articolazioni delle nocche e’ tale da permettere la divaricazione delle dita con estrema facilità solamente quando le dita sono interamente distese, diversamente quando le dita vengono tenute flesse, l’allargamento delle dita puo’ essere ottenuto con grande difficoltà ed in modo assolutamente non consono alla struttura fisiologica delle articolazioni.
Conseguentemente l’allargamento delle dita richiede una azione del dito disteso.

fig.A
fig.B

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La posizione con dita distese perciò, in posizioni late non solo è fisiologicamente naturale, ma spesso si rivela essere l’unico modo per raggiungere la necessaria apertura delle dita. Richiedere dita curve in condizioni di estensione e’ pedagogicamente e fisiologicamente sbagliato, per le ragioni esposte sopra. (fig. A).

L’analisi svolta sui movimenti di articolazione fornisce utili indicazioni di base per una tecnica pianistica efficiente. In particolare diventa evidente che:
- praticamente tutti movimenti della tecnica pianistica sono movimenti in più di un’articolazione, a dispetto della credenza di molti didatti a limitarli ad una sola articolazione. (questa affermazione va intesa in relazione all’atto del suonare e non alla necessaria preparazione tecnica in cui la dissociazione tra le articolazioni serve appunto a “combinare” successivamente le varie articolazioni con un corretto grado di azione).
- che il grado del movimento puo’ essere limitato unicamente dalla lunghezza del braccio esteso.
- che l’origine del movimento non è mai nella giuntura che si muove, come troppo spesso si è indotti a credere, ma va sempre ricercato nelle articolazioni precedenti.